martedì 22 luglio 2008

Il Bossi e l'unità d'Italia

Un ministro della Repubblica italiana, tale signor Bossi (il quale ha poco di onorevole - almeno nella rozzezza dei modi e delle idee) ha salutato con l'anglo-americano indice teso il riferimento a Roma nell'Inno italiano. Ora, pur essendo poco nazionalistici, non possiamo non riconoscere, contro il (poco)signor Bossi, che l'unità nazionale, che si identifica nella capitale romana, è cosa che - pur nel consesso europeo, nonché nella dimensione planetaria - che ci sta a cuore.
Nonostante i limiti che aveva - rivoluzione passiva per estendere il giudizio che Cuoco dava a quella napoletana del 1799 sostanzialmente ribadito da Gramsci a livello nazionale -, l'epopea risorgimentale, con le sue idee liberali nonché democratiche, rimane per noi importante.
Il Bossi, poi, completava il suo delirio, con il ribadire l'ostracismo per gli insegnanti meridionali nel Nord Italia. Ebbene, non ricorda, il senatùr, che una volta erano gli insegnanti settentrionali a emigrare al Sud, allora poco scolarizzato e quindi privo di classe docente, in cerca di lavoro, per poi tornare a casa propria, messo insieme il punteggio necessario?
E poi lo sa - come lo sa il sottoscritto che per più di un decennio ha insegnato, volentieri e trovandosi bene, in Lombardia - che i settentrionali, i suoi padani, amano poco l'insegnamento in quanto lavoro mal retribuito avendo lì altre possibilità occupazionali ("eh, voi meridionali cercate il posto fisso", dicevano i miei simpatici, cordiali e affettuosi padroni di casa di Villastanza di Parabiago: ma senza un posto fisso, e statale magari, per noi era impossibile mantenersi, non avendo lì una famiglia alle spalle).
E dimentica, el sciur Bossi, che quell'unità d'Italia, che lui tanto depreca, è avvenuta favorendo i ceti industriali e produttivi settentrionali a scapito di un Sud che ha svolto il ruolo di colonia che offriva un mercato alla produzione della madrepatria - che nel nostro caso era il Nord. Quel Sud che poi ha offerto forza lavoro a buon mercato alla nostra industrializzazione, quella forza lavoro adesso offerta dai tanto odiati (dai leghisti) lavoratori stranieri.
Un po' di memoria storica, signor Bossi, non solo per ricordare i Celti o la lotta della Scozia contro l'Inghilterra che tanto le piace.
Si compri piuttosto un bel bignami di storia italiana.
E se Roma le fa così schifo, rinunci al bell'appannaggio che in quella città le assegnano!...
p.s. Avete visto ieri sera in televisione, sulla 7, il film Napoletani a Milano (1953) di Eduardo De Filippo? Bene, una risposta, trasmetterlo in questi giorni, agli odi bossiano-leghisti. Un film "buonista" sull'incontro, nel lavoro, fra meridionali e settentrionali, con un capitalismo dal volto umano...
p.p.s. in conclusione, una mia nota biografica scritta in occasione di una lettura pubblica:
Enzo Rega - nato a Genova da genitori originari della provincia di Napoli, ha vissuto a lungo in Lombardia e si è sposato in Sicilia, realizzando una personale unità d'Italia

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